Intervista a Fabio Babich

Ciao Fabio, ti rivolgiamo alcune domande allo scopo di farti conoscere meglio ai frequentatori di Rovigo Comics ricordando inoltre che sarai presente durante i due giorni dell’evento.

1) Sei un fedelissimo di Rovigo Comics, manifestazione che hai vissuto fin dalla prima edizione, ma noi di Comics Trip ti abbiamo conosciuto ancora prima, in occasione della 24 Ore del Fumetto. Visto che la partecipazione a questa massacrante maratona è, di per sé, indice della grande passione nei confronti della nona arte, quale è stato il momento in cui hai deciso che matita e foglio sarebbero state parte integrante delle tue giornate? Hai ricevuto appoggio per la tua scelta o qualcuno ha tentato di dissuaderti, vista la precarietà che caratterizza la professione?
Ormai a Rovigo sono di casa! Sarete anche stufi di avermi fra i piedi.. Ci conosciamo appunto da un po’ di anni con i ragazzi e per me è sempre un piacere parteciparvi, siete tutti sempre molto ospitali.
Come tutti, o il 99% dei disegnatori, matita e foglio sono due elementi che da sempre fanno parte di me, e il più bel regalo che mi si poteva fare da piccolo era proprio un qualsiasi tipo di strumento utile a scarabocchiare le mie fantasie. Il fumetto a dire il vero mi si è presentato un po’ più tardi, verso i 15/16 anni, da quando ho iniziato ad avvicinarmi ai supereroi americani e piano piano ai grandi autori, per poi non staccarmene più. Da lì è stato un continuo studiare, capire, costruire e decostruire. Ho avuto poi la fortuna di avere due genitori che mi hanno sempre appoggiato nelle mie scelte di studi e percorsi artistici, quindi per quanto riguarda il supporto a 360° non posso far altro che ringraziarli!

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2) Parliamo delle tue pubblicazioni: Bugs è una claustrofobica storia d’amore ambientata in un contesto delirante e allucinogeno, mentre Edson Paz è un’avventura moderna tra Bolivia e Perù senza concessioni al fantastico. Come è stato lavorare a questi due progetti, molto diversi tra loro e come hai conosciuto gli altri autori?

In effetti sono due fumetti totalmente diversi! Il primo una sperimentazione totale di mix di generi narrativi e altrettanta ricerca grafica, che va a contrapporsi in maniera marcata all’avventura di stampo classico ma resa attuale di Edson Paz. Ho lavorato davvero piacevolmente ad entrambe le realtà, e per me è sempre frutto di grandi stimoli poter toccare stili e generi diversi fra loro.
Con Adriano Barone, sceneggiatore di Bugs, ci siamo conosciuti ad Angouléme nel 2010, grazie ad un’incredibile concomitanza di eventi per la quale meriterebbe un’intervista a parte! Con Paola Lombardini e Marco Zovi, rispettivamente autrice/sceneggiatrice e co-autore di Edson Paz, ci siamo incontrati a Pordenone Comics nel 2013: loro stavano cercando un disegnatore ed io ho avuto la fortuna di capitare a tiro.

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3) Tra Bugs ed Edson Paz il tuo tratto cambia decisamente: dai chiaroscuri acquerellati del primo alla linea chiara del secondo. Hai avuto più difficoltà con gli insetti di Bugs o con le ambientazioni sudamericane di Edson Paz? Di solito adatti il tuo stile in base al genere della storia che disegni o semplicemente segui l’ispirazione del momento? Che tecnica utilizzi o ti piacerebbe utilizzare in futuro?
Come ti dicevo, per me è un privilegio poter mettere mano a stili diversi di disegno. Sono sempre molto influenzato dal tipo di storia che mi viene proposta, di conseguenza il mio stile si adatta al mood che devo far trasparire e al target di riferimento. Non so se ho avuto più difficoltà in Bugs oppure sulle pagine di Edson. Sono sicuramente difficoltà diverse. Bugs è stato il mio primo graphic novel, per cui ho dovuto affrontare anche lo scoglio delle 100 e passa pagine a livello professionale e scontrarmi con le scadenze. Sono arrivato poi su Edson Paz con un filo di esperienza in più ma con uno stile diverso: più realistico, più pulito e senza trucchi, che mi ha costretto ad essere più attento al disegno
Al momento continuo a lavorare con matita, carta ed inchiostri, ma sto varando le potenzialità dell’inchiostrazione digitale. Credo che il mio prossimo lavoro inizierà su carta e si svilupperà sulla tavoletta grafica!

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4) Sia Bugs, che Edson Paz, sono caratterizzate da un’evoluzione del protagonista, da personaggio irrequieto e incompiuto a padrone del proprio destino. Quale è stato l’episodio che ha cambiato il corso della tua vita artistica? Hai solo seguito il flusso degli eventi o hai creato appositamente le condizioni perché si manifestassero?
Non so se sarò all’altezza dei personaggi che disegno… lo spero! Di sicuro con l’esperienza si acquisiscono la consapevolezza e gli elementi per proseguire il proprio percorso, ma non si smette mai di imparare. Se ci ripenso, ci sono stati un po’ di personaggi chiave che più o meno direttamente hanno sbloccato varie situazioni. Molti fattori sono decisamente casuali, ma le occasioni bisogna cercarle e crearsele. La casualità difficilmente avviene all’esterno dei confini che uno si pone.

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5) La storia che hai realizzato per la 24 Ore del Fumetto del 2009, tra l’altro nei panni di autore completo, è una riflessione sul senso della vita e sui rimorsi causati dalle scelte del protagonista in un contesto futuristico; in alcune tue recenti collaborazioni ti sei dato all’horror, senza contare i deliri allucinogeni di Bugs e l’avventura tout-court di Edson Paz. Quali sono le tue letture? Quale genere preferisci? Hai autori di riferimento? Ma soprattutto, quale fumetto vorresti disegnare?

La storia che ho realizzato per la 24 Ore è incredibile che abbia un senso logico! È stata una prova durissima quella!! Ho toccato però anche lì un contesto ancora diverso rispetto agli altri miei lavori. Questo conferma il fatto che non abbia un genere preferito. Se una storia è bella, per me è bella e basta, aldilà del genere. Anche se da disegnatore ammetto di soffermarmi prima sulla parte visiva: se un disegnatore non mi piace faccio fatica ad affrontare la storia, con rischio magari di perdermi una gran storia. Per fare alcuni nomi di autori che mi sono studiato e che mi hanno aperto nuovi orizzonti durante il mio percorso direi: Bilal, McKean, Gipi, Ponticelli, Sienkiewicz, Zezelj, Ashley Wood, Alberto Breccia.
Se devo essere sincero fino in fondo, il fumetto che prima o poi vorrei disegnare è il mio. Da autore completo. Ci sono tanti personaggi che mi piacciono su cui sarei felice di lavorare, ma l’essere in grado di costruire da cima a fondo qualcosa di mio, personale e intimo, è un traguardo che vorrei pormi. Non sono decisamente uno scrittore, ma quando avrò una certa dose di esperienza sarò felice di avventurarmi in questa sfida.

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6) Oltre che fumettista hai realizzato alcuni video di animazione e sei tutt’ora impegnato in un progetto sulle visual arts. Parlaci delle tue esperienze extra fumettistiche.
La mia versatilità infatti proviene anche dalle collaborazioni che negli anni ho avuto fuori dal campo fumettistico. Ho avuto modo di curare animazioni per documentari e visual per i tour di Elisa e del trio tenori Il Volo (prima che approdassero a Sanremo), ma anche di occuparmi di storyboard per videoclip musicali. Il tutto sempre affiancato dal mio collega Massimo Racozzi, con il quale collaboro da diversi anni e condivido l’esperienza della sandart, tecnica che spesso proponiamo nella veste di performance live, ma anche per interventi di video animazione.

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7) Hai un sogno nel cassetto?
Il mio sogno nel cassetto è quello di continuare a vivere e divertirmi con quello che faccio e poter crescere sempre di più, in quella che per un disegnatore è la ricerca infinita della propria dimensione artistica.

Tutte le immagini presenti in questo articolo sono tratte dal blog di Fabio, se volete saperne di più su questo autore seguite i suoi progetti qui: fabiobabich.blogspot.it


Intervista di Luca Schiesari


 

 

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