intervista – RovigoComics http://www.rovigocomics.it/2016/ Fumetti, cosplay, games a Rovigo Tue, 07 Jun 2016 13:54:51 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.4.5 Video Intervista a Federico Vicentini http://www.rovigocomics.it/2016/blog/video-intervista-a-federico-vicentini/ http://www.rovigocomics.it/2016/blog/video-intervista-a-federico-vicentini/#respond Wed, 02 Dec 2015 11:25:36 +0000 http://www.rovigocomics.it/2016/?p=2064 A Rovigo Comics 2015 non poteva mancare Federico Vicentini. Il disegnatore di Adria (RO) ci racconta in questa intervista qualche retroscena dell’albo speciale “La Madonna del Drago”, realizzato in esclusiva per Rovigo Comics 2015. Il volume è un crossover inedito tra due personaggi, Desdemona de “L’Insonne” e Jonathan Steele, di cui Federico ha realizzato i […]

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A Rovigo Comics 2015 non poteva mancare Federico Vicentini. Il disegnatore di Adria (RO) ci racconta in questa intervista qualche retroscena dell’albo speciale “La Madonna del Drago”, realizzato in esclusiva per Rovigo Comics 2015. Il volume è un crossover inedito tra due personaggi, Desdemona de “L’Insonne” e Jonathan Steele, di cui Federico ha realizzato i disegni. L’artista ci parla della sua collaborazione con gli autori Federico Memola (Jonathan Steele) e Giuseppe Di Bernardo (L’Insonne) per la realizzazione dell’albo e di come sia riuscito a inquadrare i personaggi in un’opera che li vede insieme per la prima volta, aggiungendo il suo tocco personale.

Per saperne di più sul crossover esclusivo “La Madonna del Drago”:
Albo speciale 2015

Per conoscere meglio le opere di Federico Vicentini:

Federico Vicentini disegnatore

Per la sola realizzazione dell’albo crossover “La Madonna del drago” i creatori de “L’Insonne” e “Jonathan Steele” hanno ceduto i diritti di utilizzo dei loro personaggi a Rovigo Comics. Tali personaggi e rispettivi marchi/loghi, rimangono in ogni caso di proprietà esclusiva dei rispettivi proprietari.

“L’Insonne” e “Jonathan Steele” sono protetti dalla normativa vigente in materia di marchi, proprietà intellettuale e copyright.

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Intervista a Massimo Perisinotto http://www.rovigocomics.it/2016/blog/intervista-a-massimo-perisinotto/ http://www.rovigocomics.it/2016/blog/intervista-a-massimo-perisinotto/#respond Wed, 25 Nov 2015 09:47:22 +0000 http://www.rovigocomics.it/2016/?p=2023 Forse vi è sfuggito, ma Frigidaire è ancora in edicola. Sì, Frigidaire, la storica rivista fucina di idee e di irriverenza; la rivista di Vincenzo Sparagna, Stefano Tamburini, Andrea Pazienza, Tanino Liberartore, Filippo Scòzzari e Massimo Mattioli e tanti altri autori. Tra questi autori, il primo a partecipare a Rovigo Comics è stato Massimo Perissinotto, […]

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Forse vi è sfuggito, ma Frigidaire è ancora in edicola. Sì, Frigidaire, la storica rivista fucina di idee e di irriverenza;
la rivista di Vincenzo Sparagna, Stefano Tamburini, Andrea Pazienza, Tanino Liberartore, Filippo Scòzzari e Massimo Mattioli e tanti altri autori. Tra questi autori, il primo a partecipare a Rovigo Comics è stato Massimo Perissinotto, sceneggiatore, disegnatore, scrittore, illustratore.

Massimo collabora con tantissime realtà indipendenti e ha pubblicato per svariati editori italiani ed internazionali.
In virtù della sua esperienza e conoscenza del mondo underground, gli abbiamo chiesto come vede la stato attuale del fumetto indipendente in Italia.

In questo video Massimo ci dirà cosa pensa dell’attuale deriva del fumetto underground italiano. Buona visione!

Maggiori dettagli sull’autore Massimo Persistono link autore –>

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Intervista a Giuseppe De Luca http://www.rovigocomics.it/2016/blog/intervista-a-giuseppe-de-luca/ http://www.rovigocomics.it/2016/blog/intervista-a-giuseppe-de-luca/#respond Tue, 12 May 2015 08:51:55 +0000 http://www.rovigocomics.it/2016/?p=1746 Ciao Giuseppe, è sempre un onore averti ospite a Rovigo Comics e la novità di quest’anno è che abbiamo preparato qualche domanda per farti conoscere meglio ai visitatori. Da appassionato di supereroi sai bene che le origini del personaggio rivestono una parte fondamentale della storia. Nella tua vita privata sei un papà e un marito, […]

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Ciao Giuseppe, è sempre un onore averti ospite a Rovigo Comics e la novità di quest’anno è che abbiamo preparato qualche domanda per farti conoscere meglio ai visitatori.

Da appassionato di supereroi sai bene che le origini del personaggio rivestono una parte fondamentale della storia. Nella tua vita privata sei un papà e un marito, ma ti trasformi in un supereroe quando impugni la matita. Raccontaci in libertà le tue origini artistiche.

Direi che ho cominciato tardi, almeno rispetto ad altri colleghi che ora, già in giovane età fanno i fumettisti di mestiere. Io ne avevo quasi 40, all’epoca lavoravo in una modelleria stilistica di una azienda di calzature, e il giorno stesso in cui mi dissero di non avere più bisogno di me, vidi un annuncio in rete, se non sbaglio era su “afnews”, dove “Cronaca di Topolinia” cercava disegnatori. In realtà anni prima avevo pubblicato tre storielle sull’ “Intrepido”, ma solo approfittando delle sere e dei week end, dal momento che trascorrevo la maggior parte del tempo in azienda.

Dopo l’esordio per la prestigiosa IMAGE COMICS, per la quale hai realizzato un albo della collana “New World Order”, inedito in Italia, inizia la tua lunga collaborazione con l’editore Star Comics che porta nelle edicole il tuo lavoro su Nemrod, Pinkerton S.A. e San Michele. Quanto tempo hai impiegato per trovare un tuo stile personale? Quali autori hanno influenzato la tua ricerca stilistica?

La Image è stata solo un caso, ho semplicemente fatto un lavoro per un privato che poi lo ha proposto all’editore, quindi non fui pagato ne dall’editore ne dal committente, e sinceramente non è stato il modo con cui sognavo di lavorare per l’America.
Ti posso dire chi mi ha influenzato, ma di stile personale non so, non l’ho ancora trovato. Quando ero ragazzino ero catturato dai supereroi della marvel, mi divertivo a copiarli, a riprodurre la potenza dei corpi di Buscema, il dinamismo di Kirby, l’ eleganza di Romita. Ma più che influenzato direi che mi hanno spinto desiderare di fare il fumettista, anche se per buona parte della mia vita, questo desiderio è rimasto un po’ sotto la cenere delle vicissitudini.

La Zephyr Editions ti ha dato la possibilità di cimentarti a lungo con il mercato francese su albi di ambientazione storica (Les Enrages du Normandie-Niemen, Blackbirds – Les Ailes de la CIA, entrambi con i colori di tua moglie, Ketty Formaggio, e inediti in Italia). Notoriamente i lettori d’oltralpe, e di conseguenza gli editor, pretendono una corrispondenza quasi “maniacale” dei costumi, dei mezzi e delle ambientazioni rispetto all’epoca dei fatti. Questo aspetto ti ha creato delle difficoltà? In che maniera ti sei documentato? Ti hanno mai chiesto di modificare qualcosa che avevi disegnato?

In effetti è vero, è difficile, soprattutto quando si ha a che fare con ambientazioni storiche. Per giunta l’editore stesso era appassionato e pilota lui stesso, e infatti le modifiche richieste riguardavano soprattutto i particolari degli aeroplani, dai rivetti alla disposizione dei flap durante i vari movimenti (virate, atterraggi, decolli ecc….) Le documentazioni generali le cercavo ovviamente in rete, tipo abbigliamento/equipaggiamento e ambienti, ma il forte della documentazione erano i modellini che compravo e montavo, direi che sono indispensabili, si ha modo di avere il modello da qualsiasi angolazione, senza di loro sarebbe davvero dura, ne ho accumulati un sacco, mi sono fatto una certa cultura in merito.

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Realizzare un fumetto è un lavoro di gruppo che richiede interazioni con gli altri autori coinvolti. Nelle relazioni con gli sceneggiatori (ma vale anche in senso opposto) bisogna essere un po’ psicologi? Mi spiego meglio: nei confronti che inevitabilmente si creano durante la lavorazione, che possono arrivare anche a veri e propri scontri di ego, ritieni sia fondamentale conoscere l’interlocutore e il suo carattere (penso alla recente querelle tra Mike Deodato Jr. e la Bonelli per un albo di Tex) in maniera da “dosare” le risposte e non compromettere il rapporto o è preferibile essere, per quanto possibile, diretti?

Non ho mai avuto problemi del genere, e non credo che ce ne possano essere durante la lavorazione di un progetto, ognuno ha il suo compito, anche quello da parte dello sceneggiatore di dirti che stai sbagliando, ma fa parte del fine comune di realizzare un buon lavoro. Se ci sono degli attriti sono problemi che esulano dal lavoro di equipe.

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Quest’anno il tema di Rovigo Comics è il Fantastico e tu fai parte dello staff di Dragonero, edito da Sergio Bonelli Editore (su testi di Luca Enoch e Stefano Vietti), che ti dà l’opportunità di far conoscere la tua arte al grande pubblico. In questo progetto la tua perizia grafica è migliorata ulteriormente dalle già notevoli esperienze precedenti e si intuisce che l’interpretazione del genere Fantasy ti riesce piuttosto naturale. Parlaci della tua avventura sui sentieri dei Draghi.

Ero ancora a lavoro per Zephyr, quando accompagnai in redazione da Bonelli un amico che già lavora per la casa editrice. Portai con me alcune fotocopie di mie tavole (perché non si sa mai ) e senza che dicessi niente mi venne chiesto se avevo qualcosa da far vedere. Erano giorni in cui venne approvata la serie di Dragonero e c’era molto fermento. Una volta a casa, Vietti mi chiamò chiedendomi se fossi interessato a fare delle prove per l’albo. Da li cominciai, con molta sofferenza devo dire, perché avevo un lavoro che già mi prendeva molto tempo, all’ epoca facevo due volumi l’anno, e questo mi rallentava moltissimo, smisi col disegnarne uno, ma anche se questo mi diede un po’ di respiro, ancora non bastava, e alla fine, ho smesso del tutto di lavorare per la Francia, potendomi dedicare a tempo pieno per Dragonero.

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Essendo un autodidatta non hai frequentato nessuna scuola di fumetto e quindi all’inizio non hai potuto avvantaggiarti di nessun consiglio da professionisti del settore e questo dà ancor più risalto al tuo percorso artistico. In base alla tua esperienza personale, che consigli ti senti di dare a chi intende intraprendere la “via” del fumettista?

Io non credo molto nella “scuola” intesa come un posto dove si va per imparare a diventare fumettisti. Anziché ascoltare la lezione per poi lavorare su ciò che si è appreso, credo nella dinamica al contrario, cioè, prima fai la tua tavola-esercizio, la sottoponi al professionista che ti dirà ciò che non va, ti darà delle dritte e la rifai con quei criteri suggeriti. Hai già imparato molto. E così via, man mano che si fa un lavoro si aggiusta il tiro con l’aiuto di chi è già a un certo livello. Comunque, il modo migliore per imparare è quello di cominciare a copiare le tavole dei maestri, è automatico che in questo modo si impara, è il lavoro effettivo che aiuta a migliorare più che le ore passate ad ascoltare lezioni. I Maestri del passato non hanno frequentato nessuna scuola se non gli esempi pratici dei loro predecessori.

Adesso tira fuori il bambino che c’è in te: quale storia di supereroi ti piacerebbe disegnare? Uno scontro tra Hulk e la Cosa? Un’avventura di Spiderman?

Mi piacerebbe disegnare qualsiasi personaggio, da Spiderman ai Fantastici 4 o Thor, ma col gusto di una volta, quel gusto che li ha caratterizzati all’origine. Oggi i supereroi hanno perso la loro genuinità, nacquero per i ragazzi, ora si cerca di indirizzarli a un pubblico più adulto facendogli perdere la loro purezza che li contraddistingueva. Ecco….il bambino che è in me è venuto fuori!


 

Luca Schiesari
Luca Schiesari è un appassionato lettore e scrittore di fumetti da sempre, vive a Rovigo e si definisce: “Sognatore, Innamorato, Scrittore. Alla perenne ricerca di risposte di cui non si conoscono le domande.”Potete trovare qui altre notizie e fumetti di Luca The Last Lost

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Intervista a Federico Vicentini http://www.rovigocomics.it/2016/blog/intervista-a-federico-vicentini/ http://www.rovigocomics.it/2016/blog/intervista-a-federico-vicentini/#respond Tue, 05 May 2015 14:01:27 +0000 http://www.rovigocomics.it/2016/?p=1584 Ciao Federico, di seguito alcune domande che mi aiuteranno a capire meglio chi sei e come affronti ogni giorno il tuo lavoro. Parto con una domanda non facile, soprattutto per chi ha scelto di far coincidere la propria passione con il proprio lavoro: qual è stata la causa scatenante che ti ha fatto fare la […]

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Ciao Federico, di seguito alcune domande che mi aiuteranno a capire meglio chi sei e come affronti ogni giorno il tuo lavoro.

Parto con una domanda non facile, soprattutto per chi ha scelto di far coincidere la propria passione con il proprio lavoro: qual è stata la causa scatenante che ti ha fatto fare la scelta di fare fumetti? Mi spiego meglio. Sicuramente tu sei un lettore di fumetti, ma ad un certo punto è successo qualcosa che ti ha fatto cambiare prospettiva ed il tuo amore per le storie e/o i disegni si è trasformata in voglia di crearne, raccontaci quel momento.

Ti rispondo con la più banale delle risposte: non c’è stato un momento particolare. Ho da sempre voluto far fumetti sin da quando ho memoria, però ti posso dire i fumetti che mi hanno fatto diventare come sono ora e il mio percorso istruttivo.
Dunque, il mio primissimo fumetto è stato, come per la maggior parte delle persone, Topolino passando poi molto presto al fumetto che mi ha più condizionato ovvero Dylan Dog! Grazie a quel fumetto credo di aver pensato per la prima volta che avrei potuto farcela a fare il mestiere del disegnatore. Altro fumetto che mi sta a cuore e che ho seguito fino alla fine della saga è stato Ultimate Spider-man. Tre fumetti di genere completamente diversi tra loro, ed è per questo immagino che mi trovo a mio agio a disegnare sia in stile realistico ( ci provo almeno ) che in cartoon.
Per quanto riguarda la mia formazione, come ti dicevo prima, ho sempre voluto fare fumetti ed è questo che mi ha portato a frequentare il liceo artistico e successivamente la scuola internazionale di Comics di Padova. Quest’ultima mi ha ovviamente aperto un mondo e grazie ai grandissimi professori della scuola ho avuto anche i miei primi ingaggi.

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Come ogni disegnatore, hai i tuoi “mostri sacri”: raccontaci chi sono i tuoi punti di riferimento. Immagino che la lista sia lunga, ed è ovvio che un appassionato lettore come te può trovare difficoltà ad erigere una lista, ma non è quello che vorrei, mi piacerebbe conoscere l’autore o gli autori che ad un certo punto ti sono risultati indispensabili per comprendere il tuo modo di interpretare il modo in cui tu fai il fumetto.

La lista sarebbe lunga ma parlerei di disegnatori che ancora mi ispirano: Davide Gianfelice, Sean Murphy, il terzo posto è spesso a rotazione dipende dal periodo a volte è Mike Mignola, altre volte Humberto Ramos, Luca Rossi. Questi autori mi hanno ispirato e continuano a farlo.

Una domanda bella per me che ti conosco personalmente, io so che sei un appasionato di cinema d’avventura (Indy su tutti) e sei anche un appassionato videogiocatore, come me del resto. Quindi è con molto piacere che ti chiedo che influenza hanno il cinema ed i videogiochi nel tuo modo di pensare le tavole? Poi una domanda più legata allo stato attuale del fumetto, qual è l’impatto di questi media, in particolar modo i videogiochi, nel fumetto? E nel fumetto made in Italy?

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Quando vidi Indiana Jones la prima volta (molto tempo fa) avrei voluto fare l’archeologo per vivere in prima persona le avventure piene di sparatorie e di mistero miste all’epica che c’era nei film!. Mi pare innegabile che nel mio modo di vedere le storie di avventura Indy sia importantissimo, come anche alcuni videogame Uncharted© su tutti, hanno avuto in me lo stesso effetto, segno che le storie d’avventura nella fattispecie dell’avventura mitologica e misteriosa è quello che amo di più, e forse è quello che vorrei replicare nei miei disegni. Credo che l’importanza di questo medium per il fumetto sia paragonabile all’importanza di altri media come serie tv o film. Infatti lo studio della messa in scena le inquadrature sono sempre per struttura simili a quella del fumetto  quindi è impossibile dire se sia più seminale l’uno o l’altro media tant’è vero che oggi più che mai vediamo che i vari media si compenetrano fino a diventare parte integrante l’uno dell’altro. L’esempio che ora mi viene in mente è The Walking Dead prima fumetto, poi serie tv e ancora videogioco, il tutto facente parte di un filone ormai assurto a genere come quello degli zombi.

Ora passiamo ad un altro media la musica. Ascolti musica quando disegni? oppure prediligi il silenzio. Se ascolti la musica ti serve per fare uno sottofondo di ambiente oppure ti rende più concentrato.
Il tuo genere preferito? il tuo autore/i preferiti?

Il 90% delle volte quando disegno ascolto musica! Capita che mentre lavoro con un certo tipo di musica il disegno appaia più bello di quello che è, specialmente se si tratta di una colonna sonora di qualche film. Di solito quelle di John Williams o di Hans Zimmer, forse di più il primo perché per chi ancora non l’avesse capito è il compositore delle musiche di Indiana Jones! ( Si, lo so che sei stufo di sentirmi dire quel nome..lo sono tutti credimi). Mi piacciono musiche “epiche” che appunto mi diano l’idea di stare facendo un’opera d’arte unica, poi quando la musica finisce beh… Oltre a queste ascolto vari gruppi e cantanti che a scriverli tutti ci metterei una vita, te ne cito solo alcuni: AC\DC, Gensis, Elvis, Boston ecc ecc…

Io sono un lettore Bonelli da molto tempo e da molto tempo sono stato abituato (soprattutto da scrittori come Sclavi) a cercare le citazioni all’interno del fumetto. Vedi di buon occhio l’inserimento di citazioni/omaggi all’interno di un tuo fumetto oppure inquinano solo il mondo che stai creando distogliendo l’attenzione sul mondo da te creato?

Per quanto mi riguarda le citazioni sono fondamentali ma per come la vedo io vanno dosate e senza mai esagerare evitando di contaminare l’opera e farla risultare troppo uguale all’opera di riferimento. Le citazioni sono come dei collegamenti con mondi diversi possono arricchire l’opera che si sta leggendo/creando ma anche snaturata. In riferimento al discorso precedentemente fatto sui vari media e la loro presenza all’interno dei fumetti mi viene in mente il valore della saga Indiana Jones nel mondo di Uncharted, la forza di Uncharted sta nell’aver creato una propria mitologia ed una propria storia pur partendo da un canovaccio simile a quella della saga dell’archeologo più famoso al mondo. Nel mondo del fumetto le citazioni servono anche per contestualizzare la storia magari in una particolare epoca storica in questo le citazioni sono molto efficaci, in Lukas, (fumetto della Sergio Bonelli Editore) per esempio si è scelto di non usare citazione al mondo del lettore proprio per non dare riferimenti storici o di luogo, questo rende i luoghi nel fumetto inediti e da scoprire.

Raccontaci il rapporto di lavoro con Federico Memola il creatore di Jonathan Steele; come è stato lavorare con un professionista di questo calibro e quali sono state le difficoltà di lavorare su di un albo come quello?.

Disegnare due personaggi così importanti come Desdemona Metus e Jonathan Steele è stata una bella impresa! avevo molto timore nel disegnarli, poiché sia Desdy sia Jonathan avevano un loro percorso e un loro carattere ad ogni tavola ero preso dall’ansia e facevo vedere i lavori sia a Di Bernardo sia a Memola.  
La mia principale difficoltà è stata rispettare i personaggi con i loro rispettivi caratteri all’interno della storia che stavo disegnando, mano a mano che li disegnavo vedevo cambiare i loro volti e loro espressioni e anche in quel caso non avevo la sicurezza del risultato finale.
Sono contento de lavoro prodotto ma ovviamente l’ultima parola spetta ai lettori!

Per saperne di più su Federico visitate la sua pagina all’interno del sito Federico Vicentini

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Intervista a Franco Colla organizzatore di Ferrara Comics http://www.rovigocomics.it/2016/blog/intervista-a-franco-colla-organizzatore-di-ferrara-comics/ http://www.rovigocomics.it/2016/blog/intervista-a-franco-colla-organizzatore-di-ferrara-comics/#comments Mon, 04 May 2015 09:36:53 +0000 http://www.rovigocomics.it/2016/?p=1630 All’incontro con Franco Colla arrivo un po’ in anticipo. E’ una tipica giornata di fine Aprile con il tempo che promette in pioggia e l’aria che, nonostante tutto, si sta facendo un po’ più calda. Ci vediamo a Copparo, nello stesso bar che abbiamo usato come primissimo luogo d’incontro: quel giorno, quel giorno di qualche […]

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All’incontro con Franco Colla arrivo un po’ in anticipo.
E’ una tipica giornata di fine Aprile con il tempo che promette in pioggia e l’aria che, nonostante tutto, si sta facendo un po’ più calda.

Ci vediamo a Copparo, nello stesso bar che abbiamo usato come primissimo luogo d’incontro: quel giorno, quel giorno di qualche mese fa, non avrei mai pensato che saremmo arrivati a questo, che FEComics e RovigoComics sarebbero arrivate a collaborare e che avrei trovato, in Franco, una persona che condivide la mia stessa passione e il mio stesso modo di intendere la fiera; lui arriva non appena ho preso posto al tavolo, mi sorride e dice – «Le donne non dovrebbero mai arrivare in anticipo.»

– Hai ragione, la prossima volta arriverò, con eleganza, in ritardo di 15 minuti.

«Guarda, me la segno.»

Ordiniamo un cappuccino e un caffè e già è caduto il muro tra intervistatore e intervistato: siamo amici, siamo, in un certo senso, colleghi e cominciamo a parlare del più e del meno, della fiera, degli impegni come organizzatori, di quello che vorremmo ottenere e ciò che più mi colpisce di lui è il modo in cui mi racconta tutto: con calma, senza risparmiare i particolari, raccontando fino in fondo gioie e dolori che stanno dietro all’organizzazione dell’evento.

Prendo appunti e, ad un tratto, lo blocco: -Piano, partiamo dall’inizio, quest’intervista verrà letta anche da chi non ti conosce! Dicci un po’ di te: chi è Franco Colla? Cosa fa nella vita?

Franco si schiarisce la voce, si sistema e commenta che pensava che il nostro incontro fosse per un’ intervista e non un provino per entrare negli alcolisti anonimi poi, senza darmi il tempo di ribattere, risponde atono: « Mi chiamo Franco Colla e faccio un sacco di cose. Oltre al lavoro ufficiale mi piace la fotografia, scrivo sui blog e sui giornali e adesso, malaugurato me, mi sono buttato nell’organizzazione eventi. Sai, erano 6-7 anni che pensavo di fare questa fiera!»

-Così come ogni appassionato che si rispetti! perché sei sempre stato un appassionato…Ma dimmi: più del fumetto o dell’organizzazione di eventi in sé e per sé?

«Figurati…del fumetto! E’ dal lontano 1992 che vado ogni anno a Lucca e, ogni volta, mi dicevo che sarebbe stato bello avere una fiera così anche a Ferrara. In fin dei conti Ferrara e Lucca si somigliano, come città! E pensavo “ beh, prima o poi qualcuno la farà!” »- Fammi indovinare: speranza vana! – « Poi è passato un anno e non l’ha fatta nessuno, è passato un altro anno e non l’ha fatto nessuno. Indovina? Ne è passato un altro e non l’ha fatta nessuno! E mi dicevo che era strano perché tutt’intorno a noi le fiere stavano prendendo piede.» – Giusto per dirne una: Bologna! – «Ma Ferrara, stoica, niente! Fatta eccezione per quel piccolo evento alla fiera dell’informatica.
Così, 5 anni fa, ogni volta che mi capitava di trovare qualcuno che organizzava eventi gli chiedevo come mai non facesse una fiera del fumetto e gli offrivo il mio aiuto. Ma niente, mi son sentito rispondere di tutto e di più…»- Tiene il conto con le dita mentre mi illustra quelle che deve essere la sua, personale, Top Three -« Cito “ Ferrara è una piazza difficile. Se nessuno l’ha fatto un motivo ci sarà. Se nessuno l’ha fatto c’è, di sicuro, qualcosa sotto” e altre cose così che a me suonavano un po’ come delle…» – Completo la frase per lui, in un impeto di comprensione assoluta : castronate. – « Ecco, l’hai detto. Così mi sono detto “e allora faccio me!” e ho cominciato a cercare gente che mi desse una mano.

Ho trovato un’associazione che voleva delle idee nuove e ho proposto la cosa. L’idea era quella di una fiera in centro, che fosse organizzata bene. E, meraviglia delle meraviglie,mi hanno appoggiato subito» – Pare troppo bello per essere vero, dimmi dov’è il trucco! – «Non c’è! Hanno spinto l’idea all’assessore che, per fortuna, era un appassionato di fumetti e già conosceva Lucca.» – La fortuna ti sorride! – « Aspetta che ti racconto: Io ero preoccupatissimo e non ci volevo credere! Mi immaginavo di andare dalla gente con una scena del tipo “ah sai, voglio fare la fiera del comics, del cosplay…” e sentirmi dire: “COS’E’?!”, ma per fortuna, questo assessore, già un po’ conosceva l’ambiente e mi ha detto “ah, finalmente una proposta nuova!!!”.

Devo dire, e ci tengo a dirlo, che il comune è stato contento e ci ha appoggiati subito. – Lo guardo con un pizzico di invidia che non mi preoccupo di nascondere e lui, subito, mi fa un sorriso d’intesa e precisa: -Tranquilla, a questo punto sono cominciati i problemi.»

– Dai sono anche gli aspetti più divertenti della faccenda… – Franco mi lancia un’occhiataccia che, se fossimo in un manga, mi avrebbe incenerita e dice, laconico -«…sì.»

Ridiamo entrambi, poi lui aggiunge: – «Però da lì è iniziato tutto.»

– In quanti siete adesso a lavorarci?

«Oltre a me siamo in 6 e ognuno si occupa di un’area specifica.»

-Età media? «Direi sui 25-30!» -Che bello, tutti giovani! – «Sì, beh, io alzo l’età media…sono il babbo!»

-Il babbo, che bellino! Sei papà FeComics. Cominciamo a parlare della piccola, vuoi?

«La cosa che mi rende più orgoglioso di lei è che parte dalla piazza e che coinvolge tutta la città, come LuccaComics però, ovviamente siamo più piccolini e coccoliamo un po’ di più le persone che vengono »- Sai, penso sia la cosa più bella delle fiere piccole. Permettono di instaurare un rapporto umano sia con il pubblico che con gli ospiti. Prendi noi, ad esempio: il sabato sera, quando chiudiamo la fiera, andiamo a cena con i disegnatori, gli espositori, gli autori…insomma, con tutti quelli che hanno partecipato alla giornata! Si crea qualcosa di diverso dal freddo rapporto professionale e diventa un arricchimento. -«Brava, hai centrato il punto. Non siamo un’agenzia che organizza una fiera, noi siamo appassionati che organizzano una fiera; c’è il rapporto umano e noi ci teniamo… La fiera è la nostra bimbina.» – Giurerei che gli si sono inumiditi gli occhi e in quello sguardo c’è tutto quello che ha appena detto: l’entusiasmo, la passione, la fatica e soprattutto la soddisfazione di essere riuscito, grazie ad una valida squadra, a dare forma ad un sogno cullato per anni. Sorrido: – Che bello, papà Franco!

Lui mi sorride di rimando, orgoglioso.- «Ormai la sogno la notte, me la cullo…Sogno che nasca e mi dica “papà!”»- E qui la signora del bar, che sta origliando la conversazione con arrogante nonchalance, gli lancia uno sguardo perplesso. Io rincaro: «Sarebbe un po’ inquietante se FEComics lo dicesse davvero.» – E mi viene il colpo di genio. O, anzi, un’idea malvagia: Aspetta. Aspetta. Aspetta. Ti organizzo un Flash Mob e faccio urlare da tutti i partecipanti “Papà Franco!”… – Gli brillano gli occhi «Sono io!» – E poi, alla domenica, dai una piccola mancia a tutti. – E, gli occhi, non gli brillano più.

Ridiamo e anche la signora lo fa.

-Mi sento in dovere di dirti che non stavo scherzando, ma torniamo nei ranghi. So che FEComics sarà divisa in aree tematiche.

«Certo, sono: Area Japan, Area Comics, Area Movie/Cosplay/Fantasy. Ci sono quattro piazze, ognuna delle quali ha un tema. I disegnatori saranno nel Chiostro. Il Castello Estense, pur non avendo installazioni, sarà il fulcro dei set fotografici per i cosplayer anche se faranno la sfilata al Giardino Duchesse dove ci sarà anche il palco. Il tutto sarà contornato da moltissime associazioni e…posso dire una cosa?» – Certo, a patto che io possa scriverlo! – «Anche in questo siamo stati fortunati: le associazioni che collaborano con noi ci hanno fatto un prezzo di favore decidendo così di investire nel progetto. Hanno visto le nostre potenzialità e hanno, da subito, creduto in noi. Ecco, colgo l’occasione per ringraziare tutti.»

-Quali disegnatori e quali autori avrete come ospiti?

«Ci sono autori e disegnatori indipendenti così come i professionisti. Qui a Ferrara, ad esempio, vivono tre autori Bonelliani che siamo riusciti ad invitare alla fiera. Sono Roberto Zaghi, che, al momento, lavora per la serie Orfani: Ringo; poi avremo Germano Bonazzi, che disegna Nathan Never, e Elisabetta Barretta che si occupa di diversi progetti. Tutti e tre faranno un’illustrazione speciale ambientata a Ferrara e una conferenza, nel Chiostro. Non è ancora stata fissata una data, ma a breve si troveranno tutte le informazioni sul nostro sito.» http://www.fecomics.it

-E per quanto riguarda il Cosplay?

«La sfilata si terrà la domenica. La giuria è fantasmagorica: avremo Valentino Notari ( aka Vale Imriel Cosplay https://www.facebook.com/ValeImriel n.d.r), Mikela Frost, Fulvio Pannese, Alessandro Stante e Nadia Baiardi. Sono tutti nomi molto conosciuti nel mondo del Cosplay, sono capaci di fare cose meravigliose!

– Una curiosità: qual’è la cosa che preferisci tra quelle che avrete in fiera? Da pubblico, cosa andresti a vedere per prima?

«E’ un domandone questo…» – Si prende qualche minuto per pensare e io glielo concedo aspettando la risposta da un milione di dollari. Ad un certo punto, Franco, mi guarda sconsolato e mi dice -«Non lo so.» – Poi, con un barlume di speranza, aggiunge – « Posso rispondere “tutto”?» – No, non vale. -«Se sei una brutta persona…Buona la prima allora: non lo so. Non ci ho mai pensato! Vedo FEComics nel complesso e mi piace tutta! Non so quale sia il suo aspetto che preferisco. Insomma: io dico sempre che la nostra è una fiera interattiva, una fiera in cui mangi un panino in piazza e un cosplayer ti spaventa, in cui giri a caso e becchi una sfilata, in cui ti perdi e vieni salvato da un disegnatore…- In cui ci sono aree che si completano a vicenda e che si fondono insieme. – « Ecco, brava!»

Sto per fargli un’altra domanda ma lui mi ferma: «Mi sono dimenticato di dire una cosa, avremo anche l’ Airashī Maid Café. Sarà ospitato da uno dei bar della città, il gestore è stato contentissimo dell’iniziativa!»

-Come ha preso la gente questa manifestazione? è un punto che m’interessa molto.

«La gente normale ci ha appoggiati fin da subito! Qualche mese fa abbiamo fatto un’ anteprima che è andata benissimo: abbiamo avuto 5.000 persone e solo grazie a Facebook, senza stampare nulla. Era piccola, con 10 espositori, ma curata bene…siamo stati felici »- E, infatti, ancora adesso ci sono gli echi della vostra anteprima.

«Era proprio quello lo scopo: volevamo farci conoscere e vedere se il nostro Team poteva funzionare. Non ti nascondo che avevamo un po’ di paura perché il gruppo si era formato a Giugno e l’anteprima è stata pochi mesi dopo.»

-Come hai conosciuto gli altri dell’organizzazione?

«Dunque, quando siamo partiti eravamo solo in due: io e Paolo Orsati. Poi un mio amico mi ha presentato una sua amica, Chiara Guidi, che, adesso, è responsabile dell’area Cosplay assieme a Marco Gallotta. Comunque, Chiara conosceva il mondo! Ha sparso la voce e mi ha fatto conoscere: Nicole de Renzis (responsabile dell’Area Japan), Simone Scopa (collaboratore per l’area Movie/Fantasy, e l’associazione Ludus Iovis Dei.»

– Come diceva la mia nonna: la chiave di volta è sempre una donna! E di dove sono?

«Sono tutti di Ferrara! E questo, secondo me, è un valore aggiunto. Quando siamo partiti pareva che non ci fosse nulla: zero appassionati, zero cosplayer…e, invece, qui a Ferrara c’è tutto e aspettava solo di essere trovato.

Sapevo, ad esempio, che c’erano autori Bonelliani ma non l’avevo mai realizzato fino al momento in cui non abbiamo cominciato a contattarli…C’è stato un istante in cui ho capito la portata della macchina che stavamo mettendo in moto e mi sono reso conto che era una gran macchina» -Una Ferrari, giusto per restare nella vostra regione! -«Non chiamarmela che non vorrei mai che mi lasciasse a piedi. Poi, ripeto, Ferrara ci ha accolti bene: tutte le reatà che sono sulla piazza sono state contente! Mc Donald’s, la IBS… Come ho già detto anche il comune è contento e tutti si aspettano grandi cose da noi. – Da un grande potere derivano grandi responsabilità.

Franco fa un gesto con la mano come a volermi dire “ti prego, non me ne parlare” e io, prendendolo in parola, cambio del tutto argomento.

-Non ti ho mai chiesto come è stata accolta, tra i tuoi, la notizia della nostra collaborazione. Sono stati contenti?

Certo che lo sono stati! Noi non avevamo pensato di contattare voi di Rovigo Comics perché ci veniva spontaneo pensare che gli altri si facessero gli affari loro e che, tra fiere, si tendesse un po’ a tenere certe cose per sé. In più le nostre città sono vicine per cui temevamo che potesse esserci qualche rogna.»

-Quando vi ho contattati, infatti, ho cercato di mettere le cosa nella maniera più tranquilla possibile, come se fosse una dichiarazione di non belligeranza.

«E direi che ci sei riuscita visto tutto quello che abbiamo fatto dopo!»

-Esatto. E quello che a me piace, e qui ti parlo da organizzatrice e non da persona che ti sta intervistando, è che ci siamo trovati subito in sintonia per quanto riguarda il modo in cui intendiamo e viviamo la fiera; cioè con passione e con la volontà di rendere il progetto sempre migliore, senza pestare i piedi ad altri ma, anzi, cercando di aiutarsi a vicenda. Mi è piaciuta la vostra apertura. Era facile pensare che ci fossimo avvicinati solo per dire “Hey, noi facciamo la fiera da 4 anni, vi teniamo d’occhio” e, invece, avete capito lo spirito con cui vi ho contattati. Ci tenevo a dirlo.

«Perché siamo mossi dalle stesse intenzioni: sia noi che voi siamo un gruppo di appassionati, adoriamo le fiere a cui stiamo lavorando e mettiamo tutti noi stessi in questo progetto.

Tra di noi nessuno ha mai chiesto quanto si guadagna; anzi, penso che nessuno l’abbia mai pensato! La preoccupazione di tutti è che FEComics venga bene.»

-Non potrei essere più d’accordo. Noi siamo volontari, soldi non ne vediamo, ma non c’interessa: io credo che la fiera mi abbia fatto guadagnare in termini di amicizie, conoscenze,in abilità che non sapevo di avere e in cose che, fino a quattro anni fa, non sapevo fare e che mi torneranno utili in futuro. Ecco, io penso valga di più.

«Avessi uno spritz farei un brindisi!»

E, visto che ormai si era fatta l’ora di pranzo, ce lo siamo bevuto.

FEComics si terrà il 13-14 Giugno nel centro storico di Ferrara ma potrete trovare Franco e gli altri organizzatori come ospiti a RovigoComics il 23-24 Maggio.

 

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Intervista a Silvia Lonardo http://www.rovigocomics.it/2016/blog/intervista-a-silvia-lonardo/ http://www.rovigocomics.it/2016/blog/intervista-a-silvia-lonardo/#respond Thu, 09 Apr 2015 13:25:40 +0000 http://www.rovigocomics.it/2016/?p=959 Ciao Silvia e bentrovata nel blog di Rovigo Comics. Per chi non ti conoscesse ricordiamo che sei mamma di due bellissimi bimbi, Daniel e Alyssa e nel tuo blog cosedamme.it pubblichi vignette, libri illustrati, tutorial su attività da fare con i più piccoli e molto altro. Anticipiamo che sei qui con noi perchè, durante Rovigo Comics, terrai […]

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Ciao Silvia e bentrovata nel blog di Rovigo Comics.
Per chi non ti conoscesse ricordiamo che sei mamma di due bellissimi bimbi, Daniel e Alyssa e nel tuo blog cosedamme.it pubblichi vignette, libri illustrati, tutorial su attività da fare con i più piccoli e molto altro. Anticipiamo che sei qui con noi perchè, durante Rovigo Comics, terrai un bellissimo workshop per bambini dedicato al mondo Lego. Ma sveleremo di più sul tuo workshop nei prossimi giorni, nel frattempo facciamo quattro chiacchiere!

Chi è Silvia Lonardo? Che cosa le piace fare quando ha il tempo di divertirsi?

E’ abbastanza difficile per me rispondere a questa domanda, perchè sono veramente tante le cose che mi piace fare e sperimentare.
In genere sono attratta da tutto ciò che ha a che fare con la creatività, ma non solo, sono anche un’appassionata di tecnologia o giochi tradizionali come gli scacchi.
Non posso farci niente, appena scopro una cosa nuova mi viene voglia di provarla, mi ci concentro di brutto per un periodo dopodiché qualcos’altro cattura la mia attenzione e finisco per provare anche quello.
Sono stata soprannominata “la collezionista di hobby”, alcuni sono caduti nel dimenticatoio (ad esempio il corso di giapponese e di chitarra), altri sono rimasti trasformandosi in vere passioni, che alterno tra loro. Qualche esempio: la fotografia, il disegno, il cinema, la scrittura, i videogame e tutto ciò che riguarda il mondo dei bambini di cui mi sento ancora di far parte.

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Il gioco rappresenta una parte importante nella vita, spesso riteniamo che il gioco sia relegato alla vita infantile ma, anche da adulti, abbiamo bisogno di giocare magari con giocattoli diversi, cosa ne pensi a riguardo?

Non penso esista al mondo qualcuno che sia più d’accordo di me su questo punto.
Spesso gli adulti tendono a pensare che il gioco e il divertimento fine a se stesso sia qualcosa che non si possono permettere, ma dietro a questo modo di pensare ci sono più dei freno morali che una reale mancanza di tempo e possibilità.
Quando siamo piccoli giocare è una delle nostre priorità e il motivo è molto semplice: ci fa stare bene.
Per quale motivo una volta cresciuti le cose dovrebbero essere diverse? Perché un’attività che prima era fondamentale improvvisamente viene considerata una “perdita di tempo”?
Per quanto mi riguarda il tempo me lo fanno perdere tutte quelle cose che devo fare per forza e che si mettono in mezzo tra me e il gioco.
Qualche giorno fa ho letto una frase che dice “things go grey when we forget hot to play” (le cose diventano grigie quando ci dimentichiamo come si gioca) e io la penso proprio così: dovremmo cercare di non dimenticare come si gioca e di come ci si possa divertire in qualunque circostanza.
I giochi cambiano un po’ con l’aumentare dell’età, ma le regole in fondo sono sempre quelle!

Things go grey by Imeus Design

Immagine di Imeus Design

Per te il gioco è una passatempo solitario o è maggiormente divertente se giocato in gruppo?

La preferenza tra giochi solitari o di gruppo dipende dall’indole della persona.
Non esiste un giusto o sbagliato, esistono le persone estroverse e quelle introverse e non c’è niente di male nell’appartenere all’una o all’altra categoria.
Personalmente ho sempre preferito giochi solitari, forse perchè sono un’amante dei giochi cerebrali.
Ricordo quando da piccola gli adulti che avevo intorno cercavano sempre di spingermi ad unirmi al gruppo di bambini per giocare, mentre io il più delle volte preferivo starmene per conto mio, lontana dalla folla, a giocare di fantasia e concentrarmi su quello che stavo facendo o immaginando. Pensavano fossi timida mentre la verità è che io mi divertivo davvero di più in quel modo.
Comunque anche passare una serata tra amici con un bel gioco da tavolo mi diverte molto!

 

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Recentemente ho letto la frase “Giocare, da grandi, vuol dire prendersi cura del bambino interiore che alberga dentro ciascuno di noi” (prof.ssa Parsi). Cosa ne pensi di questa affermazione?

Penso sia davvero molto importante non dimenticarci della nostra parte bambina. Non è raro vedere un bambino che si alza da tavola prima di aver finito di mangiare solo per poter scappare di nuovo a giocare, da questo si capisce quando il gioco sia un bisogno anche più forte del mangiare per un bambino. Perciò di questo dobbiamo nutrire il nostro bambino interiore per far sì che non muoia: amore e gioco.

TITOLO-PORTACAPSULE-LEGO

Che relazione c’è secondo te tra gioco e creatività, pensiero creativo?

Sono convinta ci sia una relazione molto stretta. Einstein diceva: “la creatività è l’intelligenza che si diverte”.
Le idee creative nascono se c’è la passione e la passione non esiste senza il piacere.
Chi non dedica del tempo al proprio divertimento e al gioco, inevitabilmente diventerà una persona noiosa e le persone noiose non sono mai creative.

Qualche giorno fa ho letto uno tuo post, dove hai scritto:
“Genitori che stanno bene attenti a tenere i propri figli lontani dai videogiochi o che glieli fanno usare con il contagocce come fossero il demonio… Eppure le persone più intelligenti, argute e simpatiche che conosco hanno passato buona parte dell’infanzia sui videogame”.
Perchè c’è tutta questa paura nei confronti dei videogame secondo te?
Mentre per altri tipi di attività solitarie (la lettura, il disegno ecc) non vi è questa fobia e vengono considerate attività più “sane”?

La paura, come sempre, nasce nei confronti di ciò che non si conosce.
Chi pensa che i videogame siano un male assoluto per i bambini, probabilmente non ci ha mai giocato.
Allo stesso tempo ho notato che le persone che continuano a ricordare come ai loro tempi ci si divertiva giocando a pallone con gli amici, ci si chiamava dalla finestra, non esistevano i cellulari e i bambini facevano tutte attività non tecnologiche…siano le stesse che adesso sono smartphone dipendenti.
Quindi forse tutto questo stare lontano dalla tecnologia non è che abbia aiutato poi molto.
E’ innegabile che un bambino che si isola per giocare ad un videogioco e uno che lo fa per leggere vengano guardati in modo molto diverso. Il primo viene visto come un asociale lobotomizzato, il secondo come un piccolo intellettuale. Eppure non è che facciano cose tanto diverse: entrambi si divertono stando fermi usando un mezzo che li fa immergere in una realtà diversa da quella reale.
E’ un tipo di intrattenimento mentale, ma reale. Il cervello in entrambi i casi lavora e impara.
I videogame poi, oltre ad avere una trama da seguire a volte anche complessa, allenano i riflessi, mettono alla prova la logica e l’ingegno, ti costringono a pensare e ad agire. Insomma sono una vera e propria palestra per il cervello!
Certo, c’è videogame e videogame…proprio come c’è libro e libro.
La dipendenza e l’ossessione invece nascono solo dalla mancanza di limiti ma soprattutto di stimoli alternativi.

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I giochi di ruolo sono stati il passatempo di gruppi di ragazzi che si ritrovavano immaginando di essere maghi, elfi, nani e guerrieri vivendo una storia raccontata da uno di loro che impersonava “il master” cioè colui che tiene le redini della storia e che introduce i giocatori a vivere quel mondo. Che cosa ne pensi dei giochi di ruolo? Quanto sono importanti, secondo te, per lo sviluppo del carattere?

Non sono un’esperta di giochi di ruolo, mi hanno sempre affascinato ma non ho mai avuto l’occasione di giocarci per bene (ho provato qualche versione online, ma non è la stessa cosa).
Comunque per quel che so, li considero un tipo di gioco molto interessante! Innanzitutto perchè lo svolgimento si basa quasi tutto sull’immaginazione e la fantasia e poi perché sono un modo per formare dei gruppi reali di ragazzi (o adulti) accomunati dagli stessi interessi, spesso diversi rispetto a quelli della massa, e che possono portarli ad isolarsi.

Le immagini (tranne nel caso in cui specificato diversamente) sono state tratte dal blog di Silvia www.cosedamamme.it


 

Intervista di Andrea Moretto 

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Intervista a Fabio Babich http://www.rovigocomics.it/2016/blog/intervista-a-fabio-babich/ http://www.rovigocomics.it/2016/blog/intervista-a-fabio-babich/#respond Mon, 06 Apr 2015 12:54:06 +0000 http://www.rovigocomics.it/2016/?p=885 Ciao Fabio, ti rivolgiamo alcune domande allo scopo di farti conoscere meglio ai frequentatori di Rovigo Comics ricordando inoltre che sarai presente durante i due giorni dell’evento. 1) Sei un fedelissimo di Rovigo Comics, manifestazione che hai vissuto fin dalla prima edizione, ma noi di Comics Trip ti abbiamo conosciuto ancora prima, in occasione della 24 Ore […]

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Ciao Fabio, ti rivolgiamo alcune domande allo scopo di farti conoscere meglio ai frequentatori di Rovigo Comics ricordando inoltre che sarai presente durante i due giorni dell’evento.

1) Sei un fedelissimo di Rovigo Comics, manifestazione che hai vissuto fin dalla prima edizione, ma noi di Comics Trip ti abbiamo conosciuto ancora prima, in occasione della 24 Ore del Fumetto. Visto che la partecipazione a questa massacrante maratona è, di per sé, indice della grande passione nei confronti della nona arte, quale è stato il momento in cui hai deciso che matita e foglio sarebbero state parte integrante delle tue giornate? Hai ricevuto appoggio per la tua scelta o qualcuno ha tentato di dissuaderti, vista la precarietà che caratterizza la professione?
Ormai a Rovigo sono di casa! Sarete anche stufi di avermi fra i piedi.. Ci conosciamo appunto da un po’ di anni con i ragazzi e per me è sempre un piacere parteciparvi, siete tutti sempre molto ospitali.
Come tutti, o il 99% dei disegnatori, matita e foglio sono due elementi che da sempre fanno parte di me, e il più bel regalo che mi si poteva fare da piccolo era proprio un qualsiasi tipo di strumento utile a scarabocchiare le mie fantasie. Il fumetto a dire il vero mi si è presentato un po’ più tardi, verso i 15/16 anni, da quando ho iniziato ad avvicinarmi ai supereroi americani e piano piano ai grandi autori, per poi non staccarmene più. Da lì è stato un continuo studiare, capire, costruire e decostruire. Ho avuto poi la fortuna di avere due genitori che mi hanno sempre appoggiato nelle mie scelte di studi e percorsi artistici, quindi per quanto riguarda il supporto a 360° non posso far altro che ringraziarli!

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2) Parliamo delle tue pubblicazioni: Bugs è una claustrofobica storia d’amore ambientata in un contesto delirante e allucinogeno, mentre Edson Paz è un’avventura moderna tra Bolivia e Perù senza concessioni al fantastico. Come è stato lavorare a questi due progetti, molto diversi tra loro e come hai conosciuto gli altri autori?

In effetti sono due fumetti totalmente diversi! Il primo una sperimentazione totale di mix di generi narrativi e altrettanta ricerca grafica, che va a contrapporsi in maniera marcata all’avventura di stampo classico ma resa attuale di Edson Paz. Ho lavorato davvero piacevolmente ad entrambe le realtà, e per me è sempre frutto di grandi stimoli poter toccare stili e generi diversi fra loro.
Con Adriano Barone, sceneggiatore di Bugs, ci siamo conosciuti ad Angouléme nel 2010, grazie ad un’incredibile concomitanza di eventi per la quale meriterebbe un’intervista a parte! Con Paola Lombardini e Marco Zovi, rispettivamente autrice/sceneggiatrice e co-autore di Edson Paz, ci siamo incontrati a Pordenone Comics nel 2013: loro stavano cercando un disegnatore ed io ho avuto la fortuna di capitare a tiro.

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3) Tra Bugs ed Edson Paz il tuo tratto cambia decisamente: dai chiaroscuri acquerellati del primo alla linea chiara del secondo. Hai avuto più difficoltà con gli insetti di Bugs o con le ambientazioni sudamericane di Edson Paz? Di solito adatti il tuo stile in base al genere della storia che disegni o semplicemente segui l’ispirazione del momento? Che tecnica utilizzi o ti piacerebbe utilizzare in futuro?
Come ti dicevo, per me è un privilegio poter mettere mano a stili diversi di disegno. Sono sempre molto influenzato dal tipo di storia che mi viene proposta, di conseguenza il mio stile si adatta al mood che devo far trasparire e al target di riferimento. Non so se ho avuto più difficoltà in Bugs oppure sulle pagine di Edson. Sono sicuramente difficoltà diverse. Bugs è stato il mio primo graphic novel, per cui ho dovuto affrontare anche lo scoglio delle 100 e passa pagine a livello professionale e scontrarmi con le scadenze. Sono arrivato poi su Edson Paz con un filo di esperienza in più ma con uno stile diverso: più realistico, più pulito e senza trucchi, che mi ha costretto ad essere più attento al disegno
Al momento continuo a lavorare con matita, carta ed inchiostri, ma sto varando le potenzialità dell’inchiostrazione digitale. Credo che il mio prossimo lavoro inizierà su carta e si svilupperà sulla tavoletta grafica!

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4) Sia Bugs, che Edson Paz, sono caratterizzate da un’evoluzione del protagonista, da personaggio irrequieto e incompiuto a padrone del proprio destino. Quale è stato l’episodio che ha cambiato il corso della tua vita artistica? Hai solo seguito il flusso degli eventi o hai creato appositamente le condizioni perché si manifestassero?
Non so se sarò all’altezza dei personaggi che disegno… lo spero! Di sicuro con l’esperienza si acquisiscono la consapevolezza e gli elementi per proseguire il proprio percorso, ma non si smette mai di imparare. Se ci ripenso, ci sono stati un po’ di personaggi chiave che più o meno direttamente hanno sbloccato varie situazioni. Molti fattori sono decisamente casuali, ma le occasioni bisogna cercarle e crearsele. La casualità difficilmente avviene all’esterno dei confini che uno si pone.

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5) La storia che hai realizzato per la 24 Ore del Fumetto del 2009, tra l’altro nei panni di autore completo, è una riflessione sul senso della vita e sui rimorsi causati dalle scelte del protagonista in un contesto futuristico; in alcune tue recenti collaborazioni ti sei dato all’horror, senza contare i deliri allucinogeni di Bugs e l’avventura tout-court di Edson Paz. Quali sono le tue letture? Quale genere preferisci? Hai autori di riferimento? Ma soprattutto, quale fumetto vorresti disegnare?

La storia che ho realizzato per la 24 Ore è incredibile che abbia un senso logico! È stata una prova durissima quella!! Ho toccato però anche lì un contesto ancora diverso rispetto agli altri miei lavori. Questo conferma il fatto che non abbia un genere preferito. Se una storia è bella, per me è bella e basta, aldilà del genere. Anche se da disegnatore ammetto di soffermarmi prima sulla parte visiva: se un disegnatore non mi piace faccio fatica ad affrontare la storia, con rischio magari di perdermi una gran storia. Per fare alcuni nomi di autori che mi sono studiato e che mi hanno aperto nuovi orizzonti durante il mio percorso direi: Bilal, McKean, Gipi, Ponticelli, Sienkiewicz, Zezelj, Ashley Wood, Alberto Breccia.
Se devo essere sincero fino in fondo, il fumetto che prima o poi vorrei disegnare è il mio. Da autore completo. Ci sono tanti personaggi che mi piacciono su cui sarei felice di lavorare, ma l’essere in grado di costruire da cima a fondo qualcosa di mio, personale e intimo, è un traguardo che vorrei pormi. Non sono decisamente uno scrittore, ma quando avrò una certa dose di esperienza sarò felice di avventurarmi in questa sfida.

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6) Oltre che fumettista hai realizzato alcuni video di animazione e sei tutt’ora impegnato in un progetto sulle visual arts. Parlaci delle tue esperienze extra fumettistiche.
La mia versatilità infatti proviene anche dalle collaborazioni che negli anni ho avuto fuori dal campo fumettistico. Ho avuto modo di curare animazioni per documentari e visual per i tour di Elisa e del trio tenori Il Volo (prima che approdassero a Sanremo), ma anche di occuparmi di storyboard per videoclip musicali. Il tutto sempre affiancato dal mio collega Massimo Racozzi, con il quale collaboro da diversi anni e condivido l’esperienza della sandart, tecnica che spesso proponiamo nella veste di performance live, ma anche per interventi di video animazione.

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7) Hai un sogno nel cassetto?
Il mio sogno nel cassetto è quello di continuare a vivere e divertirmi con quello che faccio e poter crescere sempre di più, in quella che per un disegnatore è la ricerca infinita della propria dimensione artistica.

Tutte le immagini presenti in questo articolo sono tratte dal blog di Fabio, se volete saperne di più su questo autore seguite i suoi progetti qui: fabiobabich.blogspot.it


Intervista di Luca Schiesari


 

 

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Intervista agli autori del cortometraggio ispirato a “Le Cronache del Mondo Emerso” http://www.rovigocomics.it/2016/blog/intervista-a-gli-autori-del-cortometraggio-ispirato-a-le-cronache-del-mondo-emerso/ http://www.rovigocomics.it/2016/blog/intervista-a-gli-autori-del-cortometraggio-ispirato-a-le-cronache-del-mondo-emerso/#respond Thu, 02 Apr 2015 08:12:21 +0000 http://www.rovigocomics.it/2016/?p=831 Benvenuti Elia Rosa e Erica Andreose sul blog di Rovigo Comics. Prima di tutto vi ringrazio e vi faccio i complimenti per la vostra impresa, fare un film è un impresa faticosa che sicuramente metterà a dura prova la pazienza vostra e di tutta la troupe. Di seguito vi farò alcune domande per far conoscere, […]

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Benvenuti Elia Rosa e Erica Andreose sul blog di Rovigo Comics.
Prima di tutto vi ringrazio e vi faccio i complimenti per la vostra impresa, fare un film è un impresa faticosa che sicuramente metterà a dura prova la pazienza vostra e di tutta la troupe.

Di seguito vi farò alcune domande per far conoscere, anche a chi non lo conosce ancora, il vostro ambizioso progetto.
Ricordo inoltre, a chi ci legge, che sarete presenti durante i due giorni di Rovigo Comics, con troupe e attori, e verrà proiettato in anteprima un trailer esclusivo con materiale inedito del cortometraggio!


1) Com’è nata la voglia di fare un film?
Perché creare non un fumetto visto che tu, Elia, ami disegnare (e leggere immagino) fumetti?

Io sono un grandissimo amante dei fumetti, ma allo stesso modo amo il cinema.

Quando lessi Le Cronache del mondo emerso, consigliatomi da Erica, me ne innamorai all’istante.

Ricordo che sin dalle primissime pagine immaginavo le scene in modo cinematografico! più leggevo e più le immaginavo come un film e pensavo “mi piacerebbe un sacco vedere questa scena fatta in questo modo, questa inquadratura starebbe benissimo”.

Una volta arrivato oltre la metà del libro pensai seriamente di mettermi a creare qualcosa riguardante questo mondo, ma un fumetto era qualcosa di già stato fatto, io volevo creare qualcosa che nessuno aveva fatto prima, perché essendo diventato un fan del libro (molto in ritardo rispetto a tantissimi altri fan, compresa Erica) volevo realizzare qualcosa che rendesse felice me, ma anche tutti gli altri fan! proposi allora l’idea ad Erica che subito si dimostro entusiasta! anche perché scelsi lei come protagonista.

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2) Il Libro di Licia Troisi è un ottimo libro che presenta molti spunti interessati come la crescita dell’eroina e la costruzione del mondo che si apre piano piano con il lettore senza dare nulla per scontato, ma il mondo della letteratura fantasy è pieno di racconti strepitosi. Come mai avete scelto “Le Cronache del Mondo Emerso”?

Abbiamo scelto questo libro perché ci  piaceva il fatto che, al contrario di molti altri libri di questo genere, il guerriero in questione è una ragazza. Una ragazza fragile, sola, sfortunata, che non conosce il suo passato e lo scopre piano piano durante la sua crescita, superando mille ostacoli e dolori. Ci sembrava molto interessante vedere l’evoluzione di una ragazzina che diventa una straordinaria guerriera e combatte a cavallo del suo drago.

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3) Immagino che dirigere un film presenti molte difficoltà e problemi da risolvere con l’ingegno. Raccontaci qual è stato un problema che sembrava impossibile da risolvere e qual è stato il processo che ha permesso di risolverlo.

Nel lavoro fatto finora per questo cortometraggio abbiamo riscontrato problemi continuamente. Potrei elencarne un infinità : problemi con l’attrezzatura per filmare, con le armature da indossare e da creare, le armi che si spezzavano perché troppo fragili, il  maltempo continuo che ci perseguita da mesi e ci impedisce di girare i video, un drone per riprese aeree che non funziona, e ce ne sarebbero molte altre, ma forse il problema più grande è stato il drago!

Il drago era tra le cose che più desideravamo fare, e non vedevamo l’ora di metterci all’opera per realizzarlo.

Vorrei partire dal fatto che non abbiamo mai pensato di realizzare un drago al computer, perché noi volevamo qualcosa di vero, qualcosa che Erica avrebbe potuto toccare e cavalcare sul serio e non tramite fotomontaggi; perciò ho pensato ad una struttura che permettesse di sorreggere il peso di Erica, ma che allo stesso tempo non la ingombrasse quando il drago si sarebbe mosso.

Io non sono un mago dell’elettronica, anzi, sono completamente negato, perciò l’unica mia possibilità per creare un meccanismo funzionante per i movimenti di testa,bocca e collo del drago era di progettare un mix di leve, ingranaggi, ganci e fili che mi permettessero ,da dietro il drago, di poter comandare tutto il lato opposto.

Il dramma però è arrivato dopo aver costruito tutta la struttura interna e aver cominciato il rivestimento esterno, circa 1 mese dopo averlo iniziato; ricordo che arrivai in capannone e diversamente da ogni giorno il drago non rientrava nel mio campo visivo, mi preoccupai all’istante e mi avvicinai per cercarlo ; il drago era caduto dal suo piedistallo ed era steso a terra.

Notai da subito la cosa che mi fece impallidire: il collo era spezzato!

Questo voleva dire solo una cosa…rimetterlo in piedi, aprirlo, levare la struttura portante, ritagliare i pezzi, ricollegare i fili e ricalibrare i meccanismi. Ammetto che in quel momento mi sono abbattuto e mi sono detto “no…non ce la faccio, non posso rifarlo di nuovo…ma chi me lo fa fare?”, però poi con un po’ di calma e dopo essermi ripreso dallo sconforto iniziale, mi sono messo all’opera e in una settimana l’ho sistemato.

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4) Fare un lavoro di questo tipo crea situazioni divertenti ma a volte l’ansia e le preoccupazioni posso far calare di molto la voglia di andare avanti. Raccontateci un momento di tensione che ha ti ha fatto quasi desistere dall’andare avanti e come lo avete risolto.

Sicuramente i motivi che, sin da quando i fan hanno iniziato a seguirci, provocano in noi un po’ di preoccupazioni sono la paura di fare un lavoro di basso livello, e deludere le aspettative dei fan.

Questo tipo di preoccupazioni arrivano soprattutto quando ci mettiamo con calma ad esaminare il materiale girato accorgendoci di errori e magari di scene da tagliare perché uscite male.

Oppure quando è ora di lavorare agli effetti speciali solitamente arrivano altri brutti momenti che ci demoralizzano perché gli effetti ottenuti non sono come ci aspettavamo inizialmente e non possiamo permetterci di perdere tempo a rigirare le scene. L’unica nostra soluzione è cercare di nascondere gli errori e passare ore ed ore a sistermare il lavoro in post produzione.

Cerchiamo di dare il meglio di noi stessi con le capacità che abbiamo, sperando di non deludere le aspettative di nessuno e cercando di non illudere i fan che questo corto sarà ai livelli di un film hollywoodiano.

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5) Raccontateci un momento bello, dove avete capito che stavate facendo una cosa importante che in qualche modo vi avrebbe cambiato per sempre.

Penso che uno dei momenti più importanti per noi sia stato quando a Lucca Comics dell’edizione 2014 siamo andati alla conferenza di Licia Troisi dove presentò il suo nuovo libro.

Volevamo cogliere l’occasione per distribuire volantini per far conoscere ai fan di Licia il nostro progetto.

Dopo la conferenza Erica passo lungo tutta la fila di fan in attesa di  farsi autografare il libro distribuendo i volantini e spiegando velocemente chi siamo e cosa facciamo, dopo di che decise di voler dare un volantino anche a Licia come pensierino da parte nostra.

Una volta salita sul palco, Licia prese un microfono e disse a tutti che noi stavamo lavorando a questo grande progetto, complimentandosi con noi per il lavoro svolto fino a quel momento e consigliando a tutti di andare a visitare la pagina Facebook, di seguito tutti applaudirono e sia Erica che io ci sentimmo euforici perché non ce l’aspettavamo!

Un altro momento molto bello è stato anche sentire parlare di noi alla radio da Licia durante un intervista! è stato davvero emozionante e ci siamo sentiti fieri di noi e orgogliosi del lavoro che stiamo realizzando.

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Se volete saperne di più seguite la pagina facebook di Elia per rimanere aggiornati sulla realizzazione del cortometraggio.


Intervista realizzata da Andrea Moretto

 


Cronache del Mondo Emerso è una trilogia di romanzi di genere fantasy della scrittrice italiana Licia Troisi, pubblicata per la prima volta dalla casa editrice Arnoldo Mondadori Editore nel biennio 2004-2005.

 

 

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